La filiera della lana: workshop nel laboratorio di Lucia – parte 1

Chi mi conosce bene sa che quando si apre l’opportunità di apprendere ed imparare cose nuove io ci sono e solitamente ci ficco anche il naso. Così sabato 09 gennaio ho partecipato ad un workshop su La filiera della lana proposto da Italian Stories: un vero e proprio laboratorio per conoscere e imparare a cardare, filare e tingere la lana.
La Signora Lucia ci ha accolto nel suo laboratorio dove ha invitato anche due sue amiche specializzate rispettivamente nella filatura e nella tintura naturale.
La giornata era abbastanza piovosa fuori, ma a stare all’interno del laboratorio immerse in queste lavorazioni anche il grigiore e il tempo è passato davvero veloce.
Lucia ci ha pure deliziate con un pranzetto speciale accompagnato da gustose leccornie locali.

Tutto è nato un po’ per caso, come spesso accade, parlando con una delle mie amiche che a sua volta ha coinvolto altre amiche, una delle quali ci ha pure fornito la lana da lavorare. Girovagando sul web in cerca di qualche corso che trattasse queste materie mi sono imbattuta nella proposta di Italian Stories che offriva la possibilità di fare quello che volevamo e per di più vicino a casa. Così mi sono informata e, grazie alla disponibilità degli organizzatori, nel giro di poco tempo siamo riusciti ad organizzare il workshop.

La lana, fino a poco tempo fa costituiva un’importante risorsa economica destinata a diversi tipi di produzione, mentre oggi è addirittura considerata un rifiuto e molto spesso viene buttata. Per fortuna negli ultimi tempi, grazie alla cultura del riciclo, si sta diffondendo sempre di più la consapevolezza del recupero dei materiali e delle materie prime, tanto da andare alla ricerca degli antichi mestieri per sviluppare dei veri e propri progetti.

La lana grezza lavata
Le pecorelle che ci hanno gentilmente offerto la lana da lavorare
Il ciclo completo della lavorazione della lana prevede molte fasi, ma noi abbiamo voluto affrontarne solamente alcune (che sono già abbastanza!) per farci un’idea generale del lavoro. Ecco che cosa abbiamo visto e fatto con mano al workshop:

  • Cardatura
  • Pettinatura dalla lana sucida al tops
  • Filatura pettinata dal tops al filato 
  • Tintura

Il ciclo di lavorazione della lana parte dalla tosatura (effettuata manualmente di solito nel periodo primaverile), la lana così ottenuta deve essere lavata e asciugata. Questa in realtà è stata la primissima operazione che abbiamo fatto con la lana grezza e appena tosata delle pecore della mia amica. Un lavoraccio che non vi dico, ora capisco che cosa provavano le nostre nonne quando lavavano alla fontana o lungo i fiumi: un’ottimo esercizio fisico e di irrobustimento!

Si procede poi alla cardatura, cioè l’operazione che consente di ripulire dalle impurità, districare e rendere parallele le fibre tessili, al fine di permettere le successive operazioni di filatura. La cardatura viene effettuata con l’utilizzo di particolari attrezzature dotate di denti o pettini. Il tutto viene fatto manualmente e con tanto olio di gomito!

La cardatura

Una volta fatti alcuni passaggi di cardatura si passa alla pettinatura, che consente di ottenere un tops, cioè un nastro pettinato in cui le fibre sono disposte nello stesso verso e quindi il più possibile parallele tra loro, in modo tale da essere pronto per essere filato.

Cardatrice a rulli manuale

Pettinatura della lana

Io alle prese con la pettinatura

Tops di lana arrotolati pronti per la filatura

Ultimo passaggio è quello della filatura, la parte di lavorazione sicuramente più delicata e meticolosa, con la quale si ottiene il filato vero e proprio, che in una seconda fase verrà lavorato nuovamente per ottenere finiture strutturali o estetiche che renderanno il filo più robusto e stabile.
La filatura a mano viene fatta con l’arcolaio, strumento che risale al medioevo e che superò il primitivo uso di un semplice fuso realizzato con un bastoncino infilato in un tondino forato a cui si dava un movimento rotatorio per attorcigliare sopra il filo.
Il lavoro di filatura consiste nel torcere le fibre trasformando l’ammasso cardato in cordone più o meno sottile che è il filato. Barbara ci ha dimostrato come si fa a filare e ci ha dato le dritte per riuscire a farlo anche noi, o almeno tentare di tirar fuori qualche centimetro di filo!
La difficoltà maggiore sta nel coordinare i movimenti di piede, che muove il pedale facendo girare la ruota, e delle mani che preparano il filo per la torsione che avviene quasi in maniera automatica al girare del meccanismo. Anche qui è un bel lavoro di coordinamento e di pazienza, ma molto divertente!

Barbara ci dimostra il lavoro della filatura
Le mani preparano le fibre per la filatura con l’arcolaio

Un arcolaio tradizionale

Vi aspetto sul blog venerdì per la seconda parte del racconto, altrettanto interessante e molto colorato!

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2 commenti su “La filiera della lana: workshop nel laboratorio di Lucia – parte 1”

  1. Ormai sono un'accanita sferruzzatgrice, si può dire e faccio molti capi top down dopo aver cominciato a fare scialli e sciarpe, ma ora la mia passione sono i cardigan, golf e maglie di filati pregiati. Trovo le informazhioni molto utili inquesto blog perchè è da alcuni mesi che sto pensando di mettermi anche a filare la mia lana e forse poi anche colorarla. Ho conosciuto la persona che sta dietro a Snail Yarns di Roma e mi ha anche un pò motivato a farlo. Qu9indi queste informazioni sono molto utili per me. Lavorando in un albergo Merano, quindi nella gastronomia, spero di trovare del tempo libero per farlo, potrebbe diventare la mia seconda passione. Un caro saluto da Marlengo.

  2. Che bello Simona. Io invece con i ferri non sono molto pratica, amo di più l'uncinetto.
    Sono contenta di averti dato delle informazioni utili e soprattutto di aver stuzzicato la tua voglia di provare a filare la lana. Credo che dovresti proprio farlo, anche se poi decidi di non metterlo in pratica in autonomia (ci sono sempre i pro e i contro), capirai molte cose che stanno dietro alla preparazione di un filato e personalmente ne ricaverai un valore aggiunto per quello che poi produci. Molto spesso ci soffermiamo ad ammirare il capo finito senza sapere il processo che ci ha portato fino a li, un gomitolo ha già la sua storia.
    Se hai novità torna a raccontarmelo, ne sarò felice.

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